venerdì 17 settembre 2010

Bambole gonfiabili.

Kūki ningyō - 空気人形

(tit. ing. Air Doll)
Giappone 2009
regia di
KOREEDA Hirokazu 是枝裕和
con BAE Doona, ARATA, ITAO Itsuji 板尾創路, Odagiri Joe オダギリ ジョー, TERAJIMA Susumu 寺島進



Se siete capitati in questo blog cercando su Google "bambole gonfiabili", oppure i più raffinati "Bae Doona nuda", mi dispiace ma resterete un poco delusi. Comunque non disperate, potrete sempre allietarvi la giornata, nonchè diventare ancora più nerd leggendovi la mia pseudo-recensione, pseudo-intellettuale. Potrete così usare le mie brillantissime argomentazioni per stroncare il film di Koreeda con i vostri amici, senza nemmeno citare la fonte. Fine del prologo divertente.

La tesi del film di Koreeda è che nelle grandi città giapponesi le persone sono sole, e vuote: insomma, non proprio un tema originale. Oltre a questo, il problema è che questa tesi (che peraltro dovrebbe essere sempre dimostrata) sembra sia usata come una scenografia bell' e pronta. Il ragazzino ossessionato dalle "maid" (le ragazze vestite come delle camerierine vecchio stile), l'anziana signora che vive col terrore dei criminali, il vecchio abbandonato, eccetera, sono solo degli stereotipi buttati lì per fare scenografia. Koreeda non si fa mancare neanche "la ragazza bulimica": non c'è nemmeno bisogno che parli, basta che vomiti. Non c'è il minimo tentativo quantomeno di raccontare l'esistenza dei "casi umani" che ci vengono presentati. Non c'è mai la volontà di rimboccarsi le maniche e spiegare, indagare, proporre vie d'uscita. E alla fine questa solitudine cronica, questa desolazione di anime e architetture diventa solo un quadretto romantico, languido ed elegante su cui possiamo smettere di sbatterci la testa per capire e trovare soluzioni, ma che possiamo finalmente usare a nostro piacimento per creare atmosfere raffinate alla Wong Kar Wai*. E invece no! dico io. Non si può estetizzare, e quindi banalizzare, una tragedia del genere. Perché poi nei festivàl europei sembra che questa solitudine di cui parla Koreeda sia proprio così: un'immagine soffusa e ovattata, triste si, ma quasi romantica e perfino cool. E invece ci stanno persone in carne e ossa che sopravvivono nella miseria e nella solitudine, e la miseria e la solitudine sono cose affatto romantiche e cool.
Per raccontare il Giappone di oggi, i cineasti giapponesi farebbero meglio a guardare i film dei Dardenne e meno quelli di Wong; e se i sottotitoli danno noia, che si guardassero chessò, i primi film di Ōshima! Li trovano pure da Tsutaya. Sono pure in offerta a 100 yen.
La visione di Air Doll è comunque vivamente consigliata: si vede Bae Doona nuda.

*Il direttore della fotografia di Air Doll è Mark Lee, che ha lavorato in In the Mood for Love.