La tecnica xilografica giapponese portata a livelli forse insuperabili. La tecnica prospettica occidentale, all'epoca ancora tutto sommato una novità in Giappone, finalmente assimilata e compresa, piegata a mezzo espressivo. Ma soprattutto una voglia di documentazione paesaggistica e "turistica" (i meishoe 名所絵, le immagini di luoghi famosi, sono un genere importante nell'arte giapponese e in particolare nelle stampe) che rifugge da qualsiasi aspirazione artistica, dalla monumentalità e dall'eccentricità, capace di cogliere gli aspetti più intimi del Giappone. Guardate l'opera sotto, che mostra uno dei maggiori tesori del Giappone, la sala principale del Byōdōin di Uji, ma raffigurato di lato.
Pudore? o forse perché l'architettura, sublime ma pericolosamente maestosa, non prevalga rozzamente sulla bellezza effimera del crepuscolo. Negli esempi più alti, l'arte giapponese ha sempre dichiarato con chiarezza l'impossibilità di una scissione tra opera e ambiente naturale: non esiste "il Byōdōin", esiste "il Byōdōin al crepuscolo", sotto la neve, sotto la luna piena, ecc. Ci sono altre stampe raffiguranti il Byōdōin, sempre trattato allo stesso modo, con l'occhio che si sposta di lato, incapace di abbracciarlo nel complesso.
C'è quasi del verismo in alcune opere, eppure tutto è velato da una patina di squisito romanticismo, malinconico, come nei tramonti che dipingono di rosa nuvole o scogliere. Una vena nostalgica inusuale (al tramonto è si sempre preferita l'alba, nell'arte giapponese) perché probabilmente conscia dell'inevitabile fine di un mondo tanto delicato.
In questa pagina di hanga.com è possibile trovare una collezione virtuale di incredibile vastità (c'è quasi l'opera completa) delle opere di Kawase, oltre ad altre informazioni sull'autore. Da sfogliare con calma, cercando di non lasciarsi prendere dallo sconforto o dall'invidia verso chi ha potuto vedere coi propri occhi quello che probabilmente era uno dei paesi più splendidi del pianeta.
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